di Paul Briggs

La Festa del Papà, è un evento speciale del nostro calendario che festeggiamo annualmente! Perciò intendo onorare il mio Padre Celeste facendo alcune considerazioni sulla vita del padre terreno che ho avuto il privilegio di avere per quasi sessant’anni. La prima Festa del Papà probabilmente è stata celebrata nello stato di Washington (USA) il 19 giugno 1910 ma il concetto di onorare i genitori affonda le proprie origini nella legge data a Mosè da parte di Dio, il quale ci ha sovranamente donato i nostri genitori. La crucialità di questo comandamento, applicabile ad ognuno di noi in qualche modo, è chiaramente espressa attraverso tutta la Scrittura:

  • Nel quinto comandamento (Esodo 20:1-17; Deuteronomio 5:7-21) leggiamo: “Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore il tuo Dio, ti dà”.
  • In Matteo 19:19 Gesù ripete all’interno di una conversazione con il giovane ricco la parte basilare di questo comandamento, dicendo: “Onora tuo padre e tua madre”.
  • In Efesini 6:2, dopo aver detto ai figli di obbedire ai propri genitori nel Signore (perché è la cosa giusta da fare!), l’apostolo Paolo ripete le parole del quinto comandamento dichiarandolo “il primo comandamento con promessa”.

La quantità e la varietà delle circostanze e dei luoghi in cui questo comandamento viene ripetuto all’interno della Scrittura (nella Legge, nei Vangeli, nelle lettere dell’apostolo Paolo alla prima chiesa) dimostrano l’importanza che esso riveste nell’economia di Dio. Pertanto, un grande valore è attribuito, sia a livello personale sia a livello sociale, al modo in cui onoriamo nostro padre e nostra madre. In quanto popolo di Dio, il riflesso di questo comandamento sarà manifestato a coloro che ci stanno osservando (e credetemi, la gente ci osserva!).
Onorare i padri e le madri è ciò che definirei un “comandamento cardine”, perché esso fa ponte fra i primi quattro comandamenti (direttamente correlati ai nostri doveri nei confronti di Dio Creatore) e gli altri cinque (che rimandano al nostro dovere di amare il nostro prossimo). Il modo giusto di onorare nostro padre e nostra madre viene raggiunto e alimentato da un profondo amore e rispetto verso il Padre Celeste che ci ha donato questi genitori. Non possiamo, come pretendono molti, relazionarci in modo corretto al nostro Papà Celeste mentre disprezziamo e disonoriamo i nostri genitori terreni.
La comprensione biblica della parola ebraica “onore” porta con sé un senso positivo di “peso” o “pesantezza”: si tratta di un ordine di autorità e rispetto, ed è qualcosa di cui abbiamo disperatamente bisogno nel mondo di oggi. Crescendo nella nostra comprensione di cosa voglia dire davvero amare il nostro Creatore con tutto il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente (Matteo 22:37) e non avere altri dèi al di fuori di Lui, ci sforzeremo di onorare quei vasi di argilla che il Signore ha usato come Suoi strumenti per metterci al mondo e prendersi cura di noi.
Fui svegliato dallo squillo del mio telefono. Era sabato: le 4:15 del mattino del 30 maggio. A quell’ora, non poteva trattarsi di buone notizie. L’infermiera dell’ospizio con tono sommesso e compassionevole mi spiegò i dettagli: l’inserviente si era recata nella stanza della struttura sanitaria che era stata la casa di mio padre nelle ultime cinque settimane, e lo aveva trovato inerte. Mio padre era stato chiamato a tornare a casa dal suo Creatore e Salvatore, Gesù. Il suo viaggio qui sulla terra si era concluso.
L’infermiera dell’ospizio mi offrì gentilmente la possibilità di andare nella stanza di mio padre e sedermi lì finché non fosse giunto il personale del servizio funebre a prelevare il suo corpo. C’è qualcosa nella prossimità fisica che rende la verità della morte più concreta e reale. Mentre stavo seduto in quella stanza e guardavo il vuoto involucro dell’uomo che avevo sempre chiamato “papà”, quell’uomo che con amore, generosità e sacrificio aveva provveduto alla nostra famiglia e se ne era preso cura, molti pensieri attraversarono la mia mente. Pensieri di dolore. Pensieri di gratitudine. Pensieri di gloria.

Pensieri di Dolore
Mentre cominciavo ad assimilare la realtà della morte di mio padre, realizzavo che c’erano alcune cose molto significative che avevo perso. La morte è così: è accompagnata da una fitta pungente che comunica un senso di irreparabile fine. Sentivo dolore per aver perso la sua presenza, il suo sorriso, la sua gratitudine, il suo approccio positivo alla vita, la sua cura verso gli altri e il suo umile desiderio di servire. La perdita di mio papà era stato un processo graduale negli ultimi mesi della sua vita, e tuttavia lui era stato sempre presente fisicamente, sebbene non sempre scattante nella sua mente un tempo acuta. C’erano giorni in cui ironizzava su una situazione difficile o rispondeva con una delle sue battute pronte. Adesso era sicuramente avvenuta una perdita di tutta la sua persona, che non avrei mai più avuto indietro. Come adeguatamente affermato da Carl Trueman nel suo articolo The Final Enemy:
La morte di un essere umano è la morte di una persona con una storia, e quanto più quella storia ha modellato ciò che noi siamo al presente (ovvero più siamo stati vicini alla persona che è venuta a mancare) tanto più la morte ci deruba del futuro che avevamo immaginato per noi stessi. Un piccolo pezzo di noi stessi è morto con la morte di un altro, che sia un bimbo non nato oppure un amato nonno sazio di anni.
C’era la perdita della saggezza che egli portava in così tante situazioni difficili. Mi viene in mente una scena del film It’s a Wonderful Life, in cui George Bailey (interpretato dall’attore Jimmy Stewart) si trova in una circostanza complicata e viene colpito dal cartello pubblicitario della farmacia: “Chiedi a papà, lui lo sa”. Ecco come mi sentivo nei confronti di mio padre. Se non avesse saputo come rispondermi su qualche argomento o su qualche idea che condividevo con lui, avrebbe semplicemente detto “Ah”, il che significava che aveva ascoltato ciò che gli avevo detto ma che non aveva una risposta. Quel suo “ah” è qualcosa che mi manca.

Pensieri di gratitudine
Seduto di fianco al corpo senza vita di mio padre, scelsi di pensare alle cose per cui mi sentivo grato. Senza nessuna fatica, emersero svariate qualità di mio padre e meditai su quanto fossi grato per:

  • L’amore di mio padre per il Signore e l’opera di Dio nel modo in cui lui e mia madre avevano desiderato trasmetterlo ai loro figli.
  • L’amore di mio papà nei confronti di mia mamma e la dimostrazione di questo amore fedele nei quasi 63 anni del loro matrimonio.
  • L’amore di mio papà verso i suoi figli (quattro!) e i tanti sacrifici con cui lo aveva sempre dimostrato.
  • L’amore di mio papà per i suoi nipoti e pronipoti.
  • L’esempio di leadership che era stato all’interno della chiesa.
  • Lo spirito di servizio del cuore di mio padre che si era chiaramente manifestato in vari modi.

Ci sono inestimabili tesori per cui sono grato al Signore e che continuano a brillare e a sfidarmi anche in sua assenza.

Pensieri di Gloria
Nell’oscurità di quelle prime ore mattutine, mentre sedevo nella stanza di mio padre, riflettei sulle caratteristiche degne di lode nella vita di mio padre, che mettevano in luce il frutto che lo Spirito Santo aveva prodotto in lui. Nelle settimane che seguirono la sua dipartita, parole come “fedele” sono state più volte usate per descriverlo. C’è un’espressione che ho portato via da una conversazione su di lui e alla quale sono particolarmente affezionato: “Totalmente concentrato su tutti tranne che su se stesso”.
Ultimamente, ed è proprio questo che mio padre avrebbe voluto, la lode di tali caratteristiche della sua vita appartiene al nostro Padre Celeste. La lode e la gloria appartengono a Colui che ha creato e modellato mio padre in quel modo speciale, a Colui che lo ha risvegliato dal suo peccato facendogli avvertire il disperato bisogno di essere salvato, a Colui che nel corso della sua vita gli ha mostrato il suo bisogno di Gesù e che lo ha chiamato fuori dalle tenebre alla Sua luce meravigliosa. È stato Dio a donarmelo (o a donare me a lui?) per essere in una relazione famigliare ed è stato Lui che, una volta che la sua vita era completa e la sua opera sulla terra compiuta, ha chiamato mio padre alla Sua presenza. Ora egli può vedere quella gloria che Dio ha dato a Gesù in virtù del grande amore del Padre verso il Figlio fin dalla fondazione del mondo (Giovanni 17:24).

Cose che ho imparato da mio padre

  • La vita non è facile, ma lamentarsi non cambia le cose. La madre di mio papà morì quando lui aveva quattordici anni, e suo padre mancò quattro anni dopo. Non ho mai sentito mio papà lamentarsi delle circostanze difficili che aveva dovuto affrontare durante la sua adolescenza.
  • Servi Dio amando gli altri, non importa quanto essi siano diversi da noi per il posto da cui provengono, per la lingua che parlano o per il cibo che mangiano.
  • Sii un uomo di principio. Mio papà cercava di vivere come evidente seguace di Cristo. Ricordo quando vendette la sua auto: nemmeno quindici minuti dopo che l’acquirente fu partito a bordo del suo nuovo acquisto, il motore si bloccò. Mio padre avrebbe potuto dirgli che l’auto adesso non era più di sua proprietà, invece, restituì il denaro e accettò la perdita senza lamentarsi.
  • Sii generoso con il tuo tempo, il tuo talento, il tuo denaro, perché queste risorse ti sono state date da Dio, il tuo Creatore!
  • Sii contento. Come disse lo scrittore puritano Jeremiah Burroughs, questo è un gioiello raro!
  • Sii pieno di gratitudine. Questa qualità deriva da quel raro gioiello che è un animo contento. Essa riconosce che Dio è il direttore d’orchestra delle nostre vite e che noi Gli diamo gloria e onore quando Lo ringraziamo per tutto ciò che Egli ci concede, quando riposiamo nella Sua bontà e nella Sua cura verso di noi.

Prima che io concluda questo articolo, voglio ammettere di essere dolorosamente consapevole di quei contesti infranti che molti lettori probabilmente si sono trovati o si trovano a sperimentare nelle proprie vite familiari. Alcuni non conoscono personalmente i propri genitori biologici, altri li conoscono e tuttavia desidererebbero che non fosse così. Forse stai lottando per capire come applicare i comandamenti di Dio a ciò che ti è “toccato in sorte” nella vita. Il cieco egoismo che caratterizza le vite di tanti genitori pesa come tributo sulle vite dei figli in troppe case del nostro mondo. E perfino i migliori genitori con le migliori intenzioni sono comunque fallibili e vivono in un mondo imperfetto. Dio ha dato a noi anziani il privilegio di servire il Suo popolo conducendo la Sua chiesa. Sarebbe un onore per noi camminare al vostro fianco attraverso le gioie e le difficoltà della vostra vita, e vi incoraggiamo a contattarci per poterci incontrare e parlare.
Qualunque sia la tua situazione, sia essa buona o cattiva, il comandamento di onorare il padre e la madre rimane una ferma chiamata del Creatore per il Suo popolo. Dio vuole che i Suoi figli sperimentino la realtà della grazia e della misericordia che permettono la trasformazione che Lui solo può realizzare. L’altruismo di Dio è manifesto nel suo atto di mandare il Suo Unico Figlio Gesù in questo mondo per fare ciò che il Suo popolo non avrebbe mai potuto fare da solo. Questa realtà si eleva come una chiamata autorevole sulla vita di ciascun figlio di Dio affinché si riconosca l’autorità e la potenza di Dio e Gli si dia il posto giusto nella vita che Egli stesso ha provveduto. Mentre ogni sforzo umano fallisce nel tentativo di cambiare il cuore corrotto con cui siamo nati, Colui che ci ha fatti è capace di prendere ciò che è rotto in modo irreparabile (almeno dal nostro punto di vista) e trasformarlo in qualcosa di bellissimo e funzionale che riflette la Sua gloria. QUESTA è l’essenza della vita!
Ho accettato di scrivere questo articolo prima che mio padre andasse con il Signore. Pensavo che avrei avuto ancora una Festa del Papà a disposizione per onorare l’uomo meraviglioso che ho chiamato papà. Il Signore, nella Sua grazia e tenerezza, aveva un piano diverso, e Gli diamo lode per questo.
Concludo invitandovi a riflettere su come rendere onore al vostro Padre Celeste onorando il papà che Egli vi ha donato. Potrebbe essere un biglietto, un post o un’azione gentile nei suoi confronti o nei confronti di qualcun altro a nome di vostro padre o in sua memoria.

Paul Briggs

Testo tradotto e riprodotto qui con l’autorizzazione da parte dell’editore. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di InfoStudenti. Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.
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di Paul Briggs

La Festa del Papà, è un evento speciale del nostro calendario che festeggiamo annualmente! Perciò intendo onorare il mio Padre Celeste facendo alcune considerazioni sulla vita del padre terreno che ho avuto il privilegio di avere per quasi sessant’anni. La prima Festa del Papà probabilmente è stata celebrata nello stato di Washington (USA) il 19 giugno 1910 ma il concetto di onorare i genitori affonda le proprie origini nella legge data a Mosè da parte di Dio, il quale ci ha sovranamente donato i nostri genitori. La crucialità di questo comandamento, applicabile ad ognuno di noi in qualche modo, è chiaramente espressa attraverso tutta la Scrittura:

  • Nel quinto comandamento (Esodo 20:1-17; Deuteronomio 5:7-21) leggiamo: “Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore il tuo Dio, ti dà”.
  • In Matteo 19:19 Gesù ripete all’interno di una conversazione con il giovane ricco la parte basilare di questo comandamento, dicendo: “Onora tuo padre e tua madre”.
  • In Efesini 6:2, dopo aver detto ai figli di obbedire ai propri genitori nel Signore (perché è la cosa giusta da fare!), l’apostolo Paolo ripete le parole del quinto comandamento dichiarandolo “il primo comandamento con promessa”.

La quantità e la varietà delle circostanze e dei luoghi in cui questo comandamento viene ripetuto all’interno della Scrittura (nella Legge, nei Vangeli, nelle lettere dell’apostolo Paolo alla prima chiesa) dimostrano l’importanza che esso riveste nell’economia di Dio. Pertanto, un grande valore è attribuito, sia a livello personale sia a livello sociale, al modo in cui onoriamo nostro padre e nostra madre. In quanto popolo di Dio, il riflesso di questo comandamento sarà manifestato a coloro che ci stanno osservando (e credetemi, la gente ci osserva!).
Onorare i padri e le madri è ciò che definirei un “comandamento cardine”, perché esso fa ponte fra i primi quattro comandamenti (direttamente correlati ai nostri doveri nei confronti di Dio Creatore) e gli altri cinque (che rimandano al nostro dovere di amare il nostro prossimo). Il modo giusto di onorare nostro padre e nostra madre viene raggiunto e alimentato da un profondo amore e rispetto verso il Padre Celeste che ci ha donato questi genitori. Non possiamo, come pretendono molti, relazionarci in modo corretto al nostro Papà Celeste mentre disprezziamo e disonoriamo i nostri genitori terreni.
La comprensione biblica della parola ebraica “onore” porta con sé un senso positivo di “peso” o “pesantezza”: si tratta di un ordine di autorità e rispetto, ed è qualcosa di cui abbiamo disperatamente bisogno nel mondo di oggi. Crescendo nella nostra comprensione di cosa voglia dire davvero amare il nostro Creatore con tutto il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente (Matteo 22:37) e non avere altri dèi al di fuori di Lui, ci sforzeremo di onorare quei vasi di argilla che il Signore ha usato come Suoi strumenti per metterci al mondo e prendersi cura di noi.
Fui svegliato dallo squillo del mio telefono. Era sabato: le 4:15 del mattino del 30 maggio. A quell’ora, non poteva trattarsi di buone notizie. L’infermiera dell’ospizio con tono sommesso e compassionevole mi spiegò i dettagli: l’inserviente si era recata nella stanza della struttura sanitaria che era stata la casa di mio padre nelle ultime cinque settimane, e lo aveva trovato inerte. Mio padre era stato chiamato a tornare a casa dal suo Creatore e Salvatore, Gesù. Il suo viaggio qui sulla terra si era concluso.
L’infermiera dell’ospizio mi offrì gentilmente la possibilità di andare nella stanza di mio padre e sedermi lì finché non fosse giunto il personale del servizio funebre a prelevare il suo corpo. C’è qualcosa nella prossimità fisica che rende la verità della morte più concreta e reale. Mentre stavo seduto in quella stanza e guardavo il vuoto involucro dell’uomo che avevo sempre chiamato “papà”, quell’uomo che con amore, generosità e sacrificio aveva provveduto alla nostra famiglia e se ne era preso cura, molti pensieri attraversarono la mia mente. Pensieri di dolore. Pensieri di gratitudine. Pensieri di gloria.

Pensieri di Dolore
Mentre cominciavo ad assimilare la realtà della morte di mio padre, realizzavo che c’erano alcune cose molto significative che avevo perso. La morte è così: è accompagnata da una fitta pungente che comunica un senso di irreparabile fine. Sentivo dolore per aver perso la sua presenza, il suo sorriso, la sua gratitudine, il suo approccio positivo alla vita, la sua cura verso gli altri e il suo umile desiderio di servire. La perdita di mio papà era stato un processo graduale negli ultimi mesi della sua vita, e tuttavia lui era stato sempre presente fisicamente, sebbene non sempre scattante nella sua mente un tempo acuta. C’erano giorni in cui ironizzava su una situazione difficile o rispondeva con una delle sue battute pronte. Adesso era sicuramente avvenuta una perdita di tutta la sua persona, che non avrei mai più avuto indietro. Come adeguatamente affermato da Carl Trueman nel suo articolo The Final Enemy:
La morte di un essere umano è la morte di una persona con una storia, e quanto più quella storia ha modellato ciò che noi siamo al presente (ovvero più siamo stati vicini alla persona che è venuta a mancare) tanto più la morte ci deruba del futuro che avevamo immaginato per noi stessi. Un piccolo pezzo di noi stessi è morto con la morte di un altro, che sia un bimbo non nato oppure un amato nonno sazio di anni.
C’era la perdita della saggezza che egli portava in così tante situazioni difficili. Mi viene in mente una scena del film It’s a Wonderful Life, in cui George Bailey (interpretato dall’attore Jimmy Stewart) si trova in una circostanza complicata e viene colpito dal cartello pubblicitario della farmacia: “Chiedi a papà, lui lo sa”. Ecco come mi sentivo nei confronti di mio padre. Se non avesse saputo come rispondermi su qualche argomento o su qualche idea che condividevo con lui, avrebbe semplicemente detto “Ah”, il che significava che aveva ascoltato ciò che gli avevo detto ma che non aveva una risposta. Quel suo “ah” è qualcosa che mi manca.

Pensieri di gratitudine
Seduto di fianco al corpo senza vita di mio padre, scelsi di pensare alle cose per cui mi sentivo grato. Senza nessuna fatica, emersero svariate qualità di mio padre e meditai su quanto fossi grato per:

  • L’amore di mio padre per il Signore e l’opera di Dio nel modo in cui lui e mia madre avevano desiderato trasmetterlo ai loro figli.
  • L’amore di mio papà nei confronti di mia mamma e la dimostrazione di questo amore fedele nei quasi 63 anni del loro matrimonio.
  • L’amore di mio papà verso i suoi figli (quattro!) e i tanti sacrifici con cui lo aveva sempre dimostrato.
  • L’amore di mio papà per i suoi nipoti e pronipoti.
  • L’esempio di leadership che era stato all’interno della chiesa.
  • Lo spirito di servizio del cuore di mio padre che si era chiaramente manifestato in vari modi.

Ci sono inestimabili tesori per cui sono grato al Signore e che continuano a brillare e a sfidarmi anche in sua assenza.

Pensieri di Gloria
Nell’oscurità di quelle prime ore mattutine, mentre sedevo nella stanza di mio padre, riflettei sulle caratteristiche degne di lode nella vita di mio padre, che mettevano in luce il frutto che lo Spirito Santo aveva prodotto in lui. Nelle settimane che seguirono la sua dipartita, parole come “fedele” sono state più volte usate per descriverlo. C’è un’espressione che ho portato via da una conversazione su di lui e alla quale sono particolarmente affezionato: “Totalmente concentrato su tutti tranne che su se stesso”.
Ultimamente, ed è proprio questo che mio padre avrebbe voluto, la lode di tali caratteristiche della sua vita appartiene al nostro Padre Celeste. La lode e la gloria appartengono a Colui che ha creato e modellato mio padre in quel modo speciale, a Colui che lo ha risvegliato dal suo peccato facendogli avvertire il disperato bisogno di essere salvato, a Colui che nel corso della sua vita gli ha mostrato il suo bisogno di Gesù e che lo ha chiamato fuori dalle tenebre alla Sua luce meravigliosa. È stato Dio a donarmelo (o a donare me a lui?) per essere in una relazione famigliare ed è stato Lui che, una volta che la sua vita era completa e la sua opera sulla terra compiuta, ha chiamato mio padre alla Sua presenza. Ora egli può vedere quella gloria che Dio ha dato a Gesù in virtù del grande amore del Padre verso il Figlio fin dalla fondazione del mondo (Giovanni 17:24).

Cose che ho imparato da mio padre

  • La vita non è facile, ma lamentarsi non cambia le cose. La madre di mio papà morì quando lui aveva quattordici anni, e suo padre mancò quattro anni dopo. Non ho mai sentito mio papà lamentarsi delle circostanze difficili che aveva dovuto affrontare durante la sua adolescenza.
  • Servi Dio amando gli altri, non importa quanto essi siano diversi da noi per il posto da cui provengono, per la lingua che parlano o per il cibo che mangiano.
  • Sii un uomo di principio. Mio papà cercava di vivere come evidente seguace di Cristo. Ricordo quando vendette la sua auto: nemmeno quindici minuti dopo che l’acquirente fu partito a bordo del suo nuovo acquisto, il motore si bloccò. Mio padre avrebbe potuto dirgli che l’auto adesso non era più di sua proprietà, invece, restituì il denaro e accettò la perdita senza lamentarsi.
  • Sii generoso con il tuo tempo, il tuo talento, il tuo denaro, perché queste risorse ti sono state date da Dio, il tuo Creatore!
  • Sii contento. Come disse lo scrittore puritano Jeremiah Burroughs, questo è un gioiello raro!
  • Sii pieno di gratitudine. Questa qualità deriva da quel raro gioiello che è un animo contento. Essa riconosce che Dio è il direttore d’orchestra delle nostre vite e che noi Gli diamo gloria e onore quando Lo ringraziamo per tutto ciò che Egli ci concede, quando riposiamo nella Sua bontà e nella Sua cura verso di noi.

Prima che io concluda questo articolo, voglio ammettere di essere dolorosamente consapevole di quei contesti infranti che molti lettori probabilmente si sono trovati o si trovano a sperimentare nelle proprie vite familiari. Alcuni non conoscono personalmente i propri genitori biologici, altri li conoscono e tuttavia desidererebbero che non fosse così. Forse stai lottando per capire come applicare i comandamenti di Dio a ciò che ti è “toccato in sorte” nella vita. Il cieco egoismo che caratterizza le vite di tanti genitori pesa come tributo sulle vite dei figli in troppe case del nostro mondo. E perfino i migliori genitori con le migliori intenzioni sono comunque fallibili e vivono in un mondo imperfetto. Dio ha dato a noi anziani il privilegio di servire il Suo popolo conducendo la Sua chiesa. Sarebbe un onore per noi camminare al vostro fianco attraverso le gioie e le difficoltà della vostra vita, e vi incoraggiamo a contattarci per poterci incontrare e parlare.
Qualunque sia la tua situazione, sia essa buona o cattiva, il comandamento di onorare il padre e la madre rimane una ferma chiamata del Creatore per il Suo popolo. Dio vuole che i Suoi figli sperimentino la realtà della grazia e della misericordia che permettono la trasformazione che Lui solo può realizzare. L’altruismo di Dio è manifesto nel suo atto di mandare il Suo Unico Figlio Gesù in questo mondo per fare ciò che il Suo popolo non avrebbe mai potuto fare da solo. Questa realtà si eleva come una chiamata autorevole sulla vita di ciascun figlio di Dio affinché si riconosca l’autorità e la potenza di Dio e Gli si dia il posto giusto nella vita che Egli stesso ha provveduto. Mentre ogni sforzo umano fallisce nel tentativo di cambiare il cuore corrotto con cui siamo nati, Colui che ci ha fatti è capace di prendere ciò che è rotto in modo irreparabile (almeno dal nostro punto di vista) e trasformarlo in qualcosa di bellissimo e funzionale che riflette la Sua gloria. QUESTA è l’essenza della vita!
Ho accettato di scrivere questo articolo prima che mio padre andasse con il Signore. Pensavo che avrei avuto ancora una Festa del Papà a disposizione per onorare l’uomo meraviglioso che ho chiamato papà. Il Signore, nella Sua grazia e tenerezza, aveva un piano diverso, e Gli diamo lode per questo.
Concludo invitandovi a riflettere su come rendere onore al vostro Padre Celeste onorando il papà che Egli vi ha donato. Potrebbe essere un biglietto, un post o un’azione gentile nei suoi confronti o nei confronti di qualcun altro a nome di vostro padre o in sua memoria.

Paul Briggs