Gli isotopi radioattivi sono comunemente indicati come prove inconfutabili che la terra ha miliardi di anni: poiché tali isotopi decadono per valori costanti nel tempo, l’ipotesi scientifica è che semplici misurazioni possano indicare periodi affidabili. Nuove scoperte di fluttuazioni, però, continuano a sfidare l’affidabilità dei valori di decadimento dei radioisotopi in generale e quindi l’affidabilità nel determinare le grandi epoche apparentemente derivate dalla datazione del radioisotopo.
Nel 2009 il New Scientist ha riassunto una scoperta fatta presso i Laboratori Nazionali di Brookhaven: c’è una correlazione statistica tra la distanza dal sole e le fluttuazioni della velocità di decadimento di un isotopo radioattivo di silicio. I dati hanno mostrato che il silicio-32 decade più lentamente in estate, e più velocemente in inverno. Una relazione del 2010 della Stanford University riflette simili fluttuazioni nel decadimento di altri elementi1.
Per vedere se la vicinanza al sole ha influenzato in qualche modo questi tassi di decadimento del radioisotopo, i ricercatori hanno posto una zona di prossimità solare in cima alla zona di decadimento del silicio e hanno così dimostrato che c’è effettivamente una stretta corrispondenza. Da allora, i ricercatori non hanno ancora scoperto un meccanismo fisico soddisfacente che spieghi come mai il sole possa accelerare il decadimento di nuclei atomici radioattivi2.
Per esempio, sebbene al momento degli studi di Brookhaven e della Stanford era stato detto che nel meccanismo erano coinvolti i neutrini solari, in seguito è sembrato che i neutrini fossero troppo piccoli e troppo pochi; erano sembrate troppo poche le probabilità che vi sia stato un numero sufficiente di neutrini per potersi scontrare con abbastanza atomi radioattivi e quindi causare le oscillazioni osservate. 
Tuttavia, un ulteriore rapporto su un isotopo separato ha nuovamente correlato l’accelerazione di decadimento del radioisotopo con la vicinanza al sole3.
I ricercatori hanno bloccato il gas radioattivo radon-222 in una camera di piombo e confrontato le letture radioattive prese sia all’interno che all’esterno della camera. L’esperimento è stato progettato per verificare se i cambiamenti nei valori di decadimento del radon erano dovuti a effetti atmosferici come ad esempio una miscela dei gas; è stato rilevato, invece, che i cambiamenti significativi erano ciclici e corrispondevano alle posizioni relative della terra e del sole.
Hanno scritto: “La combinazione di queste osservazioni implica una forte interconnessione tra i modelli stagionali e diurni. Questo a sua volta implica una connessione reciproca alla rotazione della terra attorno al suo asse e alla sua rotazione intorno al sole”3. I tassi di decadimento del radon acceleravano durante le ore diurne e durante l’estate. Altre fluttuazioni dei tassi erano irregolari e ancora oggi rimangono misteriose.
Vi sono alcuni fattori sconosciuti che influenzano alcuni tassi di decadimento del radioisotopo. Se questo, o un fattore analogo, alterassero i tassi di decadimento nucleare dei sistemi utilizzati abitualmente nella datazione della roccia, allora qualsiasi determinazione di “età” fornita con questo metodo sarebbe compromessa: questo è esattamente ciò che l’Istituto per la Ricerca sulla Creazione, il progetto radioisotopi e l’età della terra (RATE) ha segnalato nel 2005.
In particolare, gli scienziati della RATE hanno scoperto che i tassi di decadimento del radioisotopo erano stati accelerati da grandi eventi in passato e che uno o più eventi di accelerazione hanno portato a gonfiare notevolmente l’età apparente delle rocce (cioè l’età derivata dall’ipotesi che il decadimento del radioisotopo sia stato costante attraverso il tempo). Per citare un esempio concreto, sempre gli scienziati della RATE hanno trovato un elevato accumulo di elio, un prodotto di decadimento di radioisotopo, ancora intrappolato all’interno di piccoli cristalli4.
Se le età evolutive sono accurate, l’elio allora avrebbe dovuto fuoriuscire nell’atmosfera milioni di anni fa. I ricercatori della RATE hanno anche trovato emissioni radio e fissioni, che sono microscopiche cicatrici nei minerali: tali cicatrici potrebbero essere motivate solo se il tasso di decadimento del genitore dell’isotopo è stato drammaticamente accelerato5.
Nessuno ancora sa cosa abbia accelerato il decadimento nucleare nel passato, come nessuno sa ancora quale meccanismo provochi il decadimento del silicio-32 o del radon-222, ma la scienza dimostra chiaramente che i tassi di decadimento del radioisotopo non sono stati costanti e quindi non si possono prendere come base affidabile per poter sostenere e definire le età geologiche standard assegnate ai materiali della terra.

Note
1.
Thomas, B. The Sun Alters Radioactive Decay RatesICR News. Posted on icr.org September 3, 2010, accessed July 25, 2011.
2. Chaffin, E. Nuclear Half-lives and Changes in the Strength of the Nuclear Force. Presented at the Third Annual Creation Research Society Conference at Trinity Baptist College, Jacksonville, FL, July 23, 2011.
3. Steinitz, G., O. Piatibratova and P. Kotlarsky. 2011. Possible effect of solar tides on radon signals. Journal of Environmental Radioactivity. 102 (8): 749-765.
4. Humphreys, D. R. 2006. A Tale of Two HourglassesActs & Facts.35 (12).
5. Snelling, A. A. 2005. Fission Tracks in Zircons: Evidence for Abundant Nuclear Decay. In Radioisotopes and the Age of the Earth: Results of a Young-Earth Creationist Research Initiative, volume 2. Vardiman, L., A. A. Snelling and E. F. Chaffin, eds. El Cajon, CA: Institute for Creation Research and Chino Valley, AZ: Creation Research Society.

Scritto da Mr. Brian Thomas, M.S. Thomas is Science Writer at the Institute for Creation Research. 

Articolo pubblicato il 29.07.2011 su http://www.icr.org/article/6246/