RISPOSTA: La fede in Dio pone nell’uomo un’intelligenza, non superiore, ma diversa da chi non crede. Un’intelligenza completa e più profonda della realtà, che permette di rispondere alle domande radicali ed inestirpabili del nostro io e dare un’ipotesi di significato a tutto. Partire da qualcosa che c’è, da una presenza qui e ora, è totalmente diverso che partire da un un vuoto, da un’assenza, da un’irrazionalità ultima della vita, che chi si professa ateo non può non sperimentare. Inoltre, l’ipotesi di significato ultimo, porta l’uomo credente ad essere maggiormente stimolato e produttivo proprio per rispondere alla vocazione che Dio dà. Tutto questo è dimostrato dalla storia, infatti molti dei più grandi scienziati della storia credevano e credono in Dio.