RIEPILOGO
Ci sono cinque ragioni che vengono presentate nell’esporre il pensiero che gli studiosi, i quali accettano la credibilità storica della narrativa riguardante Cristo come esposta nei Vangeli, non debbano sostenere il peso del doverne provare la credibilità nei confronti di altri studiosi che hanno a riguardo una posizione più scettica.
“Rediscovering the Historical Jesus: The Evidence for Jesus.” Faith and Mission 15 (1998): 16-26.

La volta scorsa abbiamo visto che i documenti del Nuovo testamento sono le fonti storiche più importanti che abbiamo riguardo a Gesù di Nazareth. I cosiddetti vangeli apocrifi sono delle contraffazioni scritte molto tempo dopo, e sono, per la maggior parte, delle elaborazioni dei quattro vangeli del Nuovo Testamento.
Questo non significa che non abbiamo fonti storiche che parlino di Gesù al di fuori della Bibbia. Ne abbiamo. Esistono riferimenti a Gesù negli scritti Ebraici e cristiani, al di fuori del Nuovo Testamento. Gli scritti dello storico Ebraico Giuseppe Flavio sono particolarmente interessanti. Fra le pagine dei suoi scritti lui menziona personaggi presenti nel Nuovo testamento. Personaggi come i sommi sacerdoti Anna e Caifa, il governatore Romano Ponzio Pilato, Re Erode, Giovanni Battista, e persino Gesù stesso e Giacomo suo fratello. Sono state fatte delle scoperte archeologiche di uguale importanza storica che hanno confermato l’esistenza di persone e luoghi menzionati nei vangeli. Per esempio nel 1961 abbiamo avuto la prima conferma storica riguardante Pilato negli scavi della città di Cesarea. È stata scoperta una placca con incisa una dedica che riportava il nome e la carica politica di Ponzio Pilato. Più recentemente, nel 1990, è stata scoperta a sud di Gerusalemme la tomba di Caifa, il sommo sacerdote che ha presieduto al processo di Gesù. E quasi certamente, secondo Luke Johnson, uno studioso del Nuovo testamento alla Emory University, la tomba nei sotterranei della chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme è la tomba in cui Gesù stesso fu riposto da Giuseppe di Arimatea dopo la crocifissione. Persino lo storico più critico può con fiducia asserire che un Ebreo di nome Gesù ha insegnato e fatto cose strabilianti in Palestina durante il regno di Tiberio, che fu poi crocifisso sotto Ponzio Pilato ed ha continuato ad avere seguaci anche dopo la sua morte.  [1]

Tuttavia se vogliamo avere i dettagli sulla vita di Gesù e i suoi insegnamenti dobbiamo affidarci al Nuovo Testamento. Le fonti extra bibliche possono confermare quello che leggiamo nei Vangeli ma in realtà non ci dicono nulla di nuovo. Quindi la domanda non può che essere: quanto sono storicamente affidabili i documenti del Nuovo Testamento?

Su chi ricade il peso del dovere provare le cose
Eccoci ad affrontare la domanda cruciale su chi debba ricadere il peso del provare le cose. Dovremmo assumere che i vangeli sono affidabili a meno che non venga provato che sono inaffidabili? O al contrario che sono inaffidabili a meno che non venga provato che sono affidabili? Sono innocenti a meno che venga provato che sono colpevoli o colpevoli a meno che venga provato che sono innocenti? Gli studiosi scettici quasi sempre assumono la posizione che i vangeli sono colpevoli a meno che non si provi la loro innocenza, vale a dire: assumono che i vangeli sono inaffidabili a meno che non venga provato che siano corretti riguardo ad un determinato fatto. Non sto esagerando: questo è davvero il modus operandi dei critici scettici. Ma voglio elencare cinque ragioni per cui io ritengo che i vangeli debbano essere ritenuti affidabili a meno che non si provi che sono in errore.

1. Non intercorre abbastanza tempo perché possano essere sorti degli elementi leggendari a cancellare i fatti storici. L’intervallo fra gli eventi stessi e la loro trascrizione nei vangeli è troppo breve per permettere che la memoria di quello che era o non era accaduto potesse essere cancellata.
2. I vangeli non sono comparabili ai racconti popolari o alle più contemporanee “leggende metropolitane”. I racconti come quelli di Paul Bunyan e Pecos Bill o le leggende contemporanee raramente hanno a che fare con personaggi storici e di conseguenza non possono essere paragonati alla narrativa dei vangeli.
3. Il modo di tramandare le tradizioni sacre fra gli Ebrei era altamente sviluppato e affidabile. Nella cultura della Palestina del primo secolo l’abilità di memorizzare e ritenere grandi quantità di tradizioni orali era una qualità altamente ricercata e altamente sviluppata. A partire dall’infanzia, alle scuole elementari, e poi nelle sinagoghe ai bambini veniva insegnato come memorizzare fedelmente le tradizioni sacre. Non c’è dubbio che i discepoli abbiano esercitato una simile cura nel tenere a mente gli insegnamenti di Gesù.
4. Esistevano dei freni sull’abbellimento delle tradizioni orali riguardanti Gesù, come ad esempio la presenza di testimoni oculari e la supervisione degli apostoli stessi. Coloro che avevano visto e sentito Gesù predicare erano ancora in vita e i racconti riguardanti Gesù erano sotto la supervisione degli apostoli, questi elementi avrebbero agito da freno naturale alla tendenza a elaborare i fatti in una direzione contraria a quella custodita da coloro che avevano conosciuto Gesù.
5. Gli autori dei Vangeli hanno una comprovata affidabilità storica…… Continua a leggere l’articolo qui

Scritto da William Lane Craig