Quasi 75 anni dopo la prima edizione del film (1939) che raccontava le avventure del “Mago di Oz”, raccontando la storia tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Victor Fleming (il libro è del 1900), nelle sale cinematografiche è da poco uscita una riproposizione in chiave moderna del precedente lungometraggio.

“Il Mago di Oz” è stato subito un boom di incassi che ha scalato ed è rimasto a lungo in vetta alla classifiche cinematografiche. Dal romanzo al film, la storia non ha perso una goccia della sua freschezza e della sua inventiva. Azione, avventura, drammaticità e originalità, oltre all’incredibile straordinarietà dei personaggi e alla conclusione avvincente: sono questi gli ingredienti di tanto successo, che ci fanno rimanere incollati allo schermo dall’inizio alla fine.

Tutta la vicenda ruota intorno alla figura d Oscar Diggs, il celebre mago circense dall’etica dubbia, che illude chiunque con i suoi trucchetti da prestigiatori. Per sfuggire da un rivale, il mago di Oz viene scagliato dal polveroso Kansas al vivace Regno di Oz, dove è costretto suo malgrado ad affrontare i problemi epici dei suoi abitanti, che lo credono essere il salvatore tanto atteso annunciato dalle sacre pergamene. Il mago si mette così alla ricerca della Strega Cattiva dell’Ovest, in un viaggio che lo allontanerà dal suo egoismo di partenza. Alle vicende del mago si intrecciano anche quelle di Dorothy, una bambina che viene scagliata anche lei da un tornado improvviso nel Regno di Oz e che entra in contatto con il mago, al quale chiede aiuto per tornare a casa. Il mago promette di aiutarla solo se sconfiggerà la Strega Cattiva dell’Ovest.

Questo film raccoglie una lunga serie di tematiche che si ripercuotono anche su di noi. C’è la Strega Cattiva dell’Ovest, che sembra incarnare la figura del più spaventoso dei criminali della storia; ci sono le scimmie volante; c’è la bambina perduta che desidera solo tornare a casa; ci sono personaggi tra il magico e il fantastico come il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri, che scoprono realmente chi sono strada facendo; c’è il piccolo Toto, l’inseparabile cane di Dorothy. E poi c’è il mago di Oz, che in realtà non è onnipotente come sembrerebbe all’apparenza. Ci sono l’emergere di forti eroi femminili in contrapposizione a deboli figure maschili. C’è la fuga dalla realtà che non accetta le proprie radici.

L’elenco potrebbe continuare. Non è mia intenzione criticare questo film, soprattutto se questo è tra i tuoi favoriti, ma analizzando nel profondo la trama di “Il Mago di Oz”, voglio porre la tua attenzione su un messaggio deviante che questa storia ci propone. Il messaggio al centro del film è la menzogna che Dio non esiste e che tu hai tutto ciò di cui hai bisogno per essere ciò che vuoi dentro di te, non hai bisogno di altro. Non hai bisogno di fare riferimento a un dio. Così come i protagonisti della storia scoprono che non hanno bisogno di un mago per tornare a casa o per avere un cuore, una mente e una forza.

“Il Mago di Oz” si inserisce in quella lunga serie di film che ci insegna che basta credere in se stessi e tutto andrà bene.  Qualche esempio? Quando Glenda, la Strega Buona, alla fine di tutte le avventure dice a Dorothy che lei aveva sempre avuto il potere di tornare in Kansas, solo che lei non lo sapeva. O quando i tre compagni di viaggio della bambina, dopo aver appreso che il mago era solo un uomo, capiscono che tutto ciò che cercavano era già dentro di loro.

Certo, nel contesto di un epoca segnata dalle difficoltà economiche, politiche e morali, questa storia individualista può essere una buona dose di incoraggiamento. Purtroppo, questo film espone ciò che i nostri cuori ribelli vogliono davvero credere, sbagliando. Tutti vorremmo sperare di avere il pieno controllo delle nostre vite e di avere tutto il potere, la forza, le capacità di fare ciò che desideriamo semplicemente attingendo alle risorse dentro di noi. E nel nostro desiderio di “magico” e “ingannevole” individualismo, cominciamo a negare la presenza di una qualche forza più grande di noi.

È così che il mago di Oz ritiene inutile credere in Dio, poiché Dio è solo un vecchietto fragile che inganna la gente con effetti speciali. Dio, come il mago, ruggisce e tuona, ma nulla di più. E così molti di noi oggi affermano che Dio è un falso e che la religione è l’oppio dei popoli. Ecco perché conviene credere in se stessi!

La Bibbia ci fornisce una visione molto diversa della nostra condizione. In un certo senso, noi siamo proprio come Dorothy, persi in un mondo sballottato dalle forze del male e bramosi di trovare la nostra vera casa. Siamo anche come il leone codardo, come l’uomo di latta e lo spaventapasseri, che vogliono essere “completi” ma che presentano ancora “buchi” nel proprio carattere.

La verità del Vangelo è che abbiamo bisogno di una fonte esterna che ci doni energia e salvezza. Non c’è niente dentro di noi che ci può far salire in paradiso o renderci completamente santi. Sì, noi siamo creati a immagine di Dio, ma siamo deboli di volontà e anche peccatori. Lasciati a noi stessi, possiamo solo continuare vagare nella “valle di Oz”, prigionieri delle nostre mancanze e del male intorno a noi. Così, anche se Dorothy e i suoi tre amici sono rappresentati generalmente come buoni, la cruda e reale verità sulla condizione umana è che l’uomo è totalmente depravato e incapace di diventare buono da sola.

Nonostante la semplicità e la bellezza di una storia che non ha età, ricordiamoci tutti che è una favola in piena regola. Così, la prossima volta che decidi di guardare “Il Mago di Oz”, non perdere l’occasione di riflettere e di considerare con onestà da dove proviene la facoltà di vivere la tua vita su questa terra e dove si trova la potenza per andare alla casa del Padre che si trova nei luoghi celesti. Come credenti, abbiamo il vero, grande e potente Dio, che con la sua grazia ci dà un cuore, una mente e la forza di amare e servire Cristo soltanto, l’unico in grado di cambiare la nostra vita e il nostro destino. Perché lui è Potenza di vita eterna.