Per rispondere a questa domanda bisogna comprendere la natura di Dio. Possiamo concludere grazie al testo biblico e grazie alla prova ontologica (che mostra come la natura di Dio sia meravigliosamente grande, quindi perfetta), che Dio è amorevole e misericordioso (es. 1Giovanni 4:8-9, Esodo 33:19, 1Pietro 2:1-3, Esodo 34:6 e Giacomo 5:11). Che è santo, giusto e quindi intollerante al peccato e al male (Salmi 77:13, Neemia 9:33, 2Tessalonicesi 1:6-7, Salmi 5:5-6). Ed è proprio questa duplice caratteristica di Dio che spiega e razionalizza, come vedremo, l’esistenza e le caratteristiche dell’Inferno.

La misericordia richiede giustizia

Se un giudice dovesse perdonare e non applicare la legge nei confronti di uno stupratore non pentito, il senso comune ci direbbe che il giudice non ha affatto agito secondo un principio di amore, specialmente se prendiamo in considerazione i diritti della vittima e le potenziali future vittime dello stupratore. La misericordia infatti, se privata della giustizia, è pericolosa e priva di senso. Un amore autentico è un amore intriso di giustizia e quindi di punizione del male. Un Dio di amore quindi deve quindi anche essere un Dio di giustizia, che riconosce, separa e punisce i malfattori; e l’inferno è il luogo in cui la giustizia amorevole di Dio è attuata ed applicata.

La libertà richiede delle conseguenze

Il vero amore non può essere un amore obbligato: gli umani devono avere la libertà per poter amare autenticamente e questo implica la libertà di poter rifiutare Dio. Coloro che non vogliono l’amore di Dio devono avere la possibilità di rigettare tale amore in piena libertà; coloro che non vogliono stare nella presenza di Dio devono avere la possibilità di essere separati da Lui. Ed è proprio l’amore di Dio che fa sì che l’uomo sia dotato di libero arbitrio (pensate alla differenza tra un robot ed una essere umano; un robot in quanto complesso sarà sempre predeterminato e non libero, ed è per questo motivo che sappiamo che non riesce ad amare come un essere coscienzioso e libero di amare). È questo libero arbitrio provvisto dall’amore di Dio che richiede delle conseguenze. L’inferno è infatti il luogo in cui gli umani liberamente rigettano Dio e vivono le conseguenze della loro scelta. L’inferno infatti non è una necessità, ovvero potrebbe anche non esistere, se non fosse per le scelte che facciamo.

La vittoria richiede sanzioni

Tutti noi facciamo fatica a capire come mai ci sia il male nel mondo. Se esiste un Dio di amore infinito e di potenza infinita, questo Dio, per via della sua natura, ha il potere, l’opportunità e la volontà di conquistare e mettere fine al male. Se effettivamente Dio è onnipotente e infinitamente amorevole, Egli infine sarà vittorioso e la vittoria si realizzerà nella mortalità o nell’eternità. Dio ha stabilito un meccanismo attraverso il quale il male sarà permanentemente sconfitto e sanzionato nella vita dopo la morte. E l’inferno è proprio il luogo in cui questo Dio di amore e onnipotenza schiaccerà e sconfiggerà il male. E’ buffo vedere come molti scettici critichino il fatto che Dio permetta il male nel mondo, ma poi, criticano Dio, e la sua dottrina dell’inferno, e la Sua metodologia di sconfiggere il male.
In poche parole l’amore di Dio richiede la giustizia e la giustizia richiede la punizione; allo stesso momento il libero arbitrio, per essere significante, deve risultare in una conseguenza, e le conseguenze delle azioni malvage devono essere punite da Dio, se Egli è effettivamente giusto. Infine, il potere di un Dio amorevole necessità una vittoria del bene sul male.
L’amore di Dio, non Lo ha portato a ignorare la gravità del nostro peccato e male, ad eliminare l’inferno, ma Lo ha portato a offrire Se stesso sulla croce come sacrificio sostitutivo per i nostri peccati, offrendoci quindi un modo per evitare l’inferno, mediante la Sua Grazia emanata dal Suo sacrificio e trasmessa mediante i Sacramenti. Dio infatti è perfetto e tale perfezione porta Dio a non poter tollerare alcuna presenza di peccato al suo cospetto, per questo sta scritto “Non entrerà in essa [in paradiso] nulla d’impuro” (Riv. 21:27). E’ qui che si spiega come la giustizia della dannazione si applica anche se il peccato, sembra ai nostri occhi “poco grave”. Dio però, ci offre il perdono e la remissione dei nostri peccati giustificandoli sulla croce e santificandoci mediante la sua grazia, mantenendo quindi così sia la sua natura di giustizia e di amore. E’ infatti l’accettazione del sacrificio di Gesù e della sua grazia santificante (che richiede quindi una collaborazione) che determina la nostra salvezza e destinazione verso il paradiso.

J. Warner Wallace è un detective di polizia, Senior Fellow presso il Colson Center per Christian Worldview, e docente di Apologetica presso la Biola University di Los Angeles. È autore di Cold-Case ChristianityGod’s Crime Scene, and Forensic Faith.