Trascrizione della puntata del podcast di John Piper!  
Perché Dio ci ha creato? È una grande e gloriosa domanda e tocca i maggiori soggetti della nostra vita che potremmo affrontare ed esaminare. Si tratta anche della domanda da parte di un’ascoltatrice di nome Natalie.

Lei scrive: “Pastore John, grazie tante per il suo programma. Io ascolto ogni puntata; sono una pensatrice, forse penso più di quanto dovrei. Ultimamente la mia mente si è soffermata a considerare l’autosufficienza di Dio e il fatto che egli non dovrebbe aver bisogno di nessuno e di nulla di ciò che egli ha creato. Mi baso su Atti 17:25 e Salmo 50:7–15. Ma, Pastore John, la domanda a cui non riesco a rispondere è la seguente: “Perché Dio ha creato noi?
Questa domanda è molto importante, sia per ragioni teologiche e filosofiche a livello molto alto, sia perché quando la suoneria suona la mattina alle 5:00, alle 6:00 o alle 7:00, il modo in cui rispondiamo a questa domanda farà la differenza su come ci alziamo dal letto.

Sufficiente in sé stesso
Quindi, a livello teologico e filosofico, la questione è importante perché il modo in cui rispondiamo a questa domanda avrà un enorme impatto sul modo in cui comprendiamo la natura di Dio stesso, cioè che cosa significa essere Dio. Il termine tecnico qui, su cui le persone dibattono, è la “aseità” di Dio. Il termine “aseità” deriva dalla parola Latina “a”, che significa “da” e “se”, che significa “sé stesso”; il termine quindi trasmette il significato “da sé stesso”.
L’aseità di Dio è la sua esistenza da sé stesso, cioè il fatto che egli esiste senza influenza o necessità o risorse o forze o alcun altro bisogno al di fuori di sé. Il modo riassuntivo più breve per indicare aseità nella nostra lingua comune sarebbe “autosufficienza”. Questo è importante perché la rappresentazione biblica di Dio è che egli è completo e sufficiente e perfetto, senza alcun difetto o deficienza in sé, e questo significa che, prima che vi fosse alcuna creazione, al di là di ogni cosa creata ed indipendentemente da ogni cosa creata, Dio era completamente e perfettamente Dio.
Pensiamo, per esempio, ad Esodo 3:14, dove vediamo che Mosè ha chiesto a Dio cosa doveva dire al popolo d’Israele quando gli avrebbe chiesto chi lo mandava. Dio ha detto a Mosè: “Io sono quel che sono” e “Dici questo al popolo d’Israele: l’Io Sono mi ha mandato a voi”.
In altre parole, il nome stesso di Dio, Yahweh (che è costruito sul verbo “Io sono” e ricorre oltre seimila volte nella Bibbia), ogni volta che lo leggiamo, generalmente tradotto “SIGNORE” a lettere maiuscole, questo stesso nome porta testimonianza dell’esistenza assoluta di Dio in sé e per sé. “Io Sono è il mio nome. Io Sono: non dipendo da niente e nessuno per essere quello che sono. Sono realtà assoluta, non ho avuto inizio e non avrò fine, e in rapporto con la creazione non sono mutevole e soggetto al divenire; non divento ciò che sono, lo sono già”.
Tante persone, in particolare i teologi dello sviluppo pensano che Dio stia diventando Dio, nel senso che egli sta migliorando col trascorrere del tempo, diventando ciò che significa davvero essere Dio. Egli migliora creando il mondo ed interagendo con esso. Non è questo l’insegnamento della Bibbia ed io non credo che sia così, non penso che sia questo ciò che dovremmo credere di Dio; Dio non può migliorare e diventare qualcosa di meglio. Egli dice: “Io Sono. Sono sempre stato così, sono sempre stato perfetto e completo, prima ed al di là di ogni creazione”. Ecco quanto indica, afferma e sostiene la dottrina dell’aseità, o dell’autosufficienza di Dio, ed io credo che tutto questo sia una realtà biblica che dovremmo sottolineare e credere con tutto noi stessi.

Pienezza della Trinità
Io penso che l’insegnamento e la realtà biblica della Trinità, Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, sia essenziale nella dottrina dell’autosufficienza di Dio, perché quello che la Trinità implica nei rapporti fra il Padre, il Figlio e lo Spirito è che Dio è amore e lo è sempre stato. La Bibbia dice: “Dio è amore” (1 Giovanni 4:16). Egli è sempre stato amore. Il Figlio divino è ed è sempre stato amore; prima che ci fosse un mondo da amare, Dio era amore.
Il Figlio divino è ed è sempre stato in comunione nella Trinità, l’immagine e la delizia di Dio. Lo vediamo identificato proprio con entrambe le cose nella Bibbia. Gesù, prima di essere il Gesù Cristo incarnato, era il Figlio di Dio ed in rapporto con la Trinità eterna; era la perfetta immagine di Dio, nonché la sua gioia infinita. Dio non aveva necessità di creare il mondo per poter avere gioia piena e soddisfacente nella comunione della Trinità.
La dottrina dell’aseità, dunque, o dell’autosufficienza di Dio, non solo protegge il concetto e la realtà dell’autosufficienza ed assolutezza della Deità di Dio da qualunque suggerimento ed ipotesi che la creazione fosse essenziale per il suo essere (questo è il pericolo: pensare che la creazione fa parte del suo essere e del suo essere perfetto), ma l’aseità protegge anche la natura di Dio come Trinità di persone completamente soddisfatte e perfettamente deliziate l’una nell’altra eternamente, indipendentemente dalla creazione.

Nessuna casualità in Dio
Tutto questo implica una considerazione al negativo: Dio non ha creato il mondo perché aveva una carenza o mancanza. La creazione non ha reso Dio più perfetto, non lo ha reso più “Dio”, non ha migliorato la sua perfezione.
Allora possiamo chiederci: “C’è qualche modo in cui possiamo, dunque, rispondere alla domanda che abbiamo posto prima, cioè perché Dio ha creato l’universo? Abbiamo descritto l’essere essenziale di Dio, la sua completezza nella Trinità e la sua gioia perfetta in modo tale da eliminare virtualmente qualunque ragione per creare il mondo, qualunque motivo che non comprometterebbe la sua autosufficienza?”
Io penso che non sarebbe onorevole nei confronti di Dio se dicessimo che la creazione dell’universo è stata semplicemente casuale o frutto di un capriccio, senza scopo né motivazione, che non sia stata il risultato di un programma saggio e con obiettivo, ben motivato e, ancor di più, che una motivazione o uno scopo siano stati costruiti in qualche modo strada facendo, quando Dio è stato o sarà alla fine felice; “Dio aveva bisogno di una creazione da poter amare!”, o qualcosa del genere, “Grazie alla creazione Dio è completo”. Sarebbe un grande disonore per Dio affermare che non poteva creare con una motivazione, con saggezza e progetto senza mettere in pericolo o in dubbio la sua divinità.
Questa risposta al perché egli abbia creato il mondo, perciò, penso che potrebbe essere vista come un’eresia, come se Dio fosse uno smidollato, ignaro e capriccioso, senza significati ed obiettivi da poter perseguire, e la creazione non potesse essere il frutto di un progetto saggio e motivato. Ecco perché la dottrina dell’aseità di Dio è importante per proteggerci anche contro quest’eresia.

Amore traboccante
Come rispondiamo, quindi, alla domanda “Perché Dio ci ha creati?” Esaminiamo un brano come Isaia 43:6–7 (e ce ne sono molti, molti altri), ricordando anche che ogni promessa dell’Antico Testamento è sì in Cristo per noi Cristiani (2 Corinzi 1:20). Per tutti quelli che credono in Cristo quelle promesse dell’Antico Testamento sono vere Isaia 43:6–7  e dicono:

“Fa venire i miei figli da lontano
e le mie figlie dalle estremità della terra:
tutti quelli cioè che portano il mio nome,
che io ho creati per la mia gloria,
che ho formati, che ho fatti.”

Ora, sulla base di questo testo e di molti altri simili a questo, io vedo che l’intera Bibbia è pervasa dall’insegnamento che Dio fa qualunque cosa per comunicare e manifestare alle sue creature la sua propria gloria, la sua grandezza, bellezza e dignità. L’intero panorama delle sue perfezioni è comunicato e manifestato alle sue creature come abbondanza del suo amore. 
E vorrei aggiungere subito che la ragione per cui la comunicazione e manifestazione della gloria di Dio è l’abbondanza del suo amore è perché questa gloria fa sia gioire il cuore umano in modo supremo, sia riflettere la sua magnificenza e supremazia. Oppure, per dirlo con le mie parole preferite, Dio è maggiormente glorificato in noi quando noi siamo maggiormente soddisfatti in lui. L’amore eterno di Dio nella comunione della Trinità era una gioia perfettamente soddisfacente per Dio, nonché perfettamente glorificante, ma prima che ci fosse alcuna creazione la pienezza di Dio era manifestata per lui fra le persone della Trinità, e la sua pienezza era la sua insuperabile soddisfazione e gioia di ciascuna delle persone della Trinità stessa.
Questa stessa cosa è ciò che egli ha comunicato a noi, al suo popolo, nella creazione; egli ha dato a tutti quelli che vogliono averla, a quelli che vogliono riceverla come loro tesoro, una parte nella condivisione di tale soddisfazione e gioia che Dio ha in sé. Se andiamo ancora oltre e chiediamo con insistenza: “Perché? Perché Dio ha fatto questo se stava già bene ed era già completo e felice senza la creazione?” posso solo dire che è la natura della pienezza dell’amore divino di condividere. Ecco come è l’amore in Dio! E questa condivisione non è un miglioramento di Dio, né un suo completamento. Io penso che Jonathan Edwards l’abbia detto in modo memorabile quando ha affermato: “Non è la mancanza o l’aridità che spinge una fontana a scorrere ed abbondare”.

Lo scopo di Dio — e il nostro
Adesso, quando suonerà l’allarme, domani mattina alle 5:00, alle 6:00 o alle 7:00, possiamo sapere, ed è una cosa stupenda, così importante individualmente, personalmente ed esistenzialmente, possiamo sapere qual è lo scopo per cui siamo stati fatti ed il motivo per cui dobbiamo alzarci dal letto: noi esistiamo per vedere, per assaporare e per manifestare la bellezza, il valore e la gloria di Dio in ogni sfera della nostra vita. Paolo ha detto: “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Corinzi 10:31).
Noi esistiamo per portare la nostra vita in allineamento ed armonia con lo scopo di Dio per la creazione, cioè con lo scopo di comunicare la sua gloria nell’abbondanza del suo amore che lo esalta e soddisfa l’anima. Che cosa sarebbe quest’allineamento? La nostra partecipazione nel magnificare la gloria di Dio, scoprendo che egli è la più soddisfacente realtà nell’intero universo.
di John Piper


John Piper è fondatore ed insegnante di DesiringGod nonché segretario del Bethlehem College & Seminary. Per 33 anni ha servito come pastore della Bethlehem Baptist Church, a Minneapolis, nel Minnesota. Egli è autore di più di 50 libri.

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