La parola apologetica può confondere, non vuol dire scusarsi, anche se si deve chiedere scusa se si fa qualcosa di sbagliato; deriva da una parola greca utilizzata più volte nel Nuovo Testamento, come in 1 Pietro 3:15 e Filippesi 1: 7,16 e significa dare una motivazione a qualcosa. Come Cristiani, quindi, noi siamo chiamati a dare motivo per cui pensiamo che Gesù è l’Iddio uomo, Dio incarnato, perché ha vissuto, è morto ed è risuscitato dai morti. Non significa scusarsi per qualcosa, anche se il verbo inglese per scusarsi (to apologise) proviene dalla stessa radice. È importante, e l’apostolo Paolo lo dice in 1 Corinzi 15:19, che se Gesù non è risuscitato dai morti, allora i Cristiani devono essere compatiti per la loro speranza e la loro fiducia ingiustificate, quindi è importante che ci siano buone ragioni per pensare che Gesù è morto ed è risuscitato in quanto questo ha implicazioni sia esistenziali sia teologiche per l’umanità. 
L’apologeta cristiano Greg Pritchard descrive l’apologetica come “esplicitamente e fondamentalmente cristiana. L’apologetica è o dovrebbe essere una forma di amore cristiano […] Noi dobbiamo amare abbastanza da ascoltare, da porre delle domande, da rispondere alle domande, da sfidare a diventare veri ricercatori di verità, da sollecitare ed esaminare le affermazioni di Cristo […] L’apologetica è un’applicazione della leadership cristiana, che comprende una modalità di vita biblica”.
Così l’apologetica descrive la pratica di un Cristiano e fornisce una ragione o una giustificazione per il loro credo in Dio e la fiducia nella veridicità del Vangelo, quando viene richiesto o in un contesto dove ciò può essere domandato, come, per esempio, in un colloquio evangelico presso qualche università, qualche chiesa, o in qualche pub con gli amici.

Tim Keller e una distinzione vitale
Tim Keller fornisce un modo utile di vedere e ricordarsi ciò che è esattamente l’apologetica. Quando parliamo a qualcuno di Gesù, il Vangelo è il “che cosa”, e l’apologetica è il “perché”. Spesso i Cristiani rispondono alle domande sul “perché” con il “che cosa è”, che è alla fine inutile e offuscante per la persona con cui stiamo cercando di condividere. Idealmente vogliamo rispondere alle domande sul “perché” in modo che possiamo arrivare a ciò che è. Possiamo dire che l’apologetica e l’evangelizzazione sono intrinsecamente legati, lavorano insieme. L’evangelizzazione presenta il Vangelo a chi ascolta e l’apologetica risponde alle obiezioni di coloro che chiedono. L’obiettivo dell’apologetica è sempre quello di arrivare a trasmettere il Vangelo, a parlare di Gesù! L’apologetica non è una disciplina per pochi scelti, è la vocazione per ogni Cristiano ad essere preparato e ben attrezzato per presentare persuasivamente il Vangelo. Siamo Cristiani perché riteniamo che il Vangelo sia vero, quindi è comprensibile che ad un certo punto ci verrà richiesto di giustificare e dare motivo per cui crediamo che sia così. Dobbiamo, quindi, pensare a come rispondere a qualcuno che ci chiede perché siamo Cristiani.

Apologetica e Bibbia
Molte persone si sorprendono nello scoprire che l’apologetica è qualcosa che era già praticata da Gesù, da Paolo, da Pietro e che si trova in tutto il Nuovo Testamento ed era presente nella Chiesa primitiva. Alcuni esempi di ciò li vediamo quando Gesù ha usato l’apologetica nell’usare una moneta romana per dimostrare che gli Ebrei avrebbero dovuto pagare le tasse (Marco 12: 13-17). Paolo è descritto nel libro degli Atti come persuasore di persone di vari tipi, di culture diverse e di dodici città diverse. In Atti 17 troviamo Paolo che ragionava con gli Ateniesi, a Roma in Atti 28: 23-24 Paolo cercava di convincerli del loro bisogno di Gesù, in Corinto vediamo che Paolo ha trascorso ogni sabato cercando di persuadere gli Ebrei e i Greci. In Atti 18: 4 notiamo che Paolo lo ha fatto anche in altri posti, cercando di persuadere le persone, anche se con la consapevolezza che è Dio che salva (in Atti 9: 22,28-29, 13: 26-33, 17:17…).
L’intero libro degli Atti è pieno di incontri apologetici, anzi il libro stesso è stato scritto per dimostrare al mondo la verità del Vangelo. Paolo ci informa in 2 Corinzi 10: 4-6 che possiamo demolire argomenti e ogni opinione arrogante contro la conoscenza di Dio. Fare apologetica in qualche modo significa difendere e confutare argomenti che si esaltano al di sopra della Parola di Dio. Nella nostra cultura oggi questo potrebbe indicare la comprensione e la difesa della visione cristiana del matrimonio e dei ruoli dei generi, perché l’apologetica non si limita solo a dare ragioni e a provare che Dio esiste. Si tratta di una disciplina che era decisamente importante nella Chiesa primitiva dove la vita dei Cristiani era continuamente in pericolo ed essi volevano presentare il meglio possibili le ragioni per cui credevano a chi li perseguitava. Storicamente c’è una lunga lista di apologeti presenti nella Chiesa primitiva, come Quadratus, Ireneo, Giustino, Origene e Tertulliano, tutti meritano di essere presi in considerazione e di essere studiati, magari cercando in Google o in qualche biblioteca.

Il ruolo del carattere cristiano dell’apologeta
Diamo, quindi, uno sguardo rapido a 1 Pietro 3:15-16 che dice “ma glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori. Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo una buona coscienza; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.” Questo è esattamente quello che i primi apologeti cercavano di mettere in pratica nella loro vita. Vi sono, quindi, alcune cose che possiamo trarre da questo brano per una maggiore spiegazione di cosa sia o non sia l’apologetica.
L’enfasi principale non è sul produrre buoni discorsi, quanto, invece, è sul carattere e sul comportamento dell’apologeta; non è sufficiente essere in grado di presentare il Vangelo in modo persuasivo e con passione, se poi il modo di vivere, il carattere e il comportamento disfano o contraddicono ciò che viene detto. Essere un buon apologeta significa principalmente essere in buon rapporto con Dio, perché se non lo siamo, c’è una tendenza a vantarsi della conoscenza e non di Cristo. In tal caso si rischia di essere solo dei Cristiani informati, culturalmente ben preparati, ma che danneggiano la propria testimonianza con il proprio comportamento incoerente. Non è sufficiente essere pronti solo a rispondere alle domande della gente e a condividere il Vangelo per poi distruggere tutto con il proprio modo di vivere.

Note:
“Il Caso Gesù” – Lee Strobel
Confident Christianity – Chris Sinkinson
TACTICS: A Game Plan for Discussing Your Christian Convictions –  Gregory Koukl