Cerchiamo in fin troppi posti ed in troppi luoghi per trovare l’amore, per capire che aspetto ha esattamente e per provare come ci si sente. Lo facciamo di tanto in tanto perché, sinceramente, dove lo troviamo, in realtà può sembrare noioso, superato e neanche sexy. Leggere un buon romanzo o rannicchiarsi guardando un film romantico mai visto sembra molto più piacevole che sfogliare la Bibbia. Ciò che è interessante osservare è che la Bibbia, a differenza di molte altre situazioni che sperimentiamo, non è misteriosa quando si tratta di scoprire l’agognata comprensione di cosa sia la vera forma dell’amore. La Scrittura dice: “Vuoi sapere cos’è l’amore? Vuoi sapere come provare amore e esprimere amore? Guarda la croce. Punto.” [Giovanni 10:11, 15:13; 1 Giovanni 3:16, 4:10, 19] Ma per molti, a volte sembra che non sia sufficiente.

Ci chiediamo se Dio abbia visto i film Come perdere un ragazzo in 10 giorni, oppure Titanic oppure 30 anni in un secondo. Dio è a conoscenza della storia tra Jim e Pam? Conosce il viaggio di 10 anni di Ross e Rachel? Che ne dici di come ci siamo sentiti la scorsa notte seduti in un locale trendy di fronte al nostro appuntamento da sogno? Il nostro problema, che ovviamente esiste, è che stiamo usando una cartina stradale del Texas per navigare nell’Oceano Atlantico.
Lasciamo che la televisione e la cultura musicale abbiano più importanza nella nostra ricerca per trovare e comprendere che cosa sia veramente l’amore. Purtroppo, tutto quello che fa è solo farci perdere tra le onde. Stiamo utilizzando aspetti della cultura odierna per aiutarci ma che non sono mai stati ingegnati per essere  strumenti di navigazione. La verità è che Dio conosce le nuove tendenze meglio di chiunque altro. Eppure dice che la sua Parola rimane invariata e ci dà ciò che nessun altro può: un’immagine semplice, concisa, universale del vero amore.
Dio dice di smettere di dare troppa considerazione ai vari canali social e la televisione, ma di guardare alla croce. Non dare troppa attenzione ai vari influencer e la musica trasmessa alla radio e ascoltare le grida di Suo Figlio dal calvario. La morte di Gesù al posto nostro fu un’azione che includeva tre distinzioni molto chiare per aiutarci a costruire nella nostra mente un vero e puro concetto di amore.

L’amore benedice, non attacca
Se guardare alla croce ci dice che cos’è l’amore, allora dobbiamo prima capire cosa rappresenta la croce per arrivare a una migliore comprensione dell’amore. La croce di Cristo ha ottenuto la vittoria sul peccato e siamo, grazie a Cristo, trasformati in qualcosa  che prima non eravamo: liberi e purificati dalla schiavitù e dalla macchia del peccato.
Dio ci ha visto nel nostro stato e ha scelto di venire per liberarci. Inoltre, è assodato il fatto che Gesù fosse completamente libero. Non gli mancava la libertà. Paolo ci dice in Filippesi 2 che Cristo ha rinunciato al suo stato reale. Ha accettato tutto ciò che doveva affrontare per quello che eravamo. Atanasio, il grande padre della chiesa, lo spiegò bene quando disse che Cristo divenne ciò che eravamo per poter diventare ciò che ora è. Questo è lo scambio divino. Questo è il commercio cosmico. La Lettera a Diogneto lo descrive magnificamente: Nella sua misericordia prese su di sé i nostri peccati. Egli stesso ha rinunciato al proprio Figlio come riscatto per noi, per essere il santo per i senza legge, l’innocente per i colpevoli, il giusto per gli ingiusti, l’incorruttibile per i corruttibili, l’immortale per i mortaliPerché cos’altro se non la Sua giustizia avrebbe potuto coprire i nostri peccati? In chi sarebbe stato possibile per noi, per i fuori legge e per gli irriverenti, per essere giustificati, se non nel solo Figlio di Dio? O dolce scambio, o opera incomprensibile di Dio, o benedizioni inaspettate, che il peccare di molti dovrebbe essere nascosto in una persona virtuosa, mentre la giustizia di Lui dovrebbe giustificare molti peccatori!
Nella croce, vediamo che l’amore potenziato di Cristo significa che mettiamo a disposizione degli altri le nostre qualità per soddisfare i loro bisogni. E’ questo che Cristo ha fatto per noi. Ed è questo ciò che dobbiamo fare per gli altri. Questo significa che dobbiamo aprire gli occhi ed esaminare le nostre relazioni. Chi ha bisogno? Che cosa manca nelle aree in cui noi stiamo vivendo nell’abbondanza? Cristo ci ha servito nel nostro grande bisogno perché era assolutamente consapevole delle nostre esigenze. Questo è il motivo per cui l’amore è costoso, in termini di energia. L’amore benedice gli altri, non toglie nulla a loro.

L’amore non ha aspettative di reciprocità
Amare gli altri è semplice quando siamo contraccambiati. Questa è la più grande bugia che il romanticismo moderno ci offre: l’amore esiste quando due persone perfette provano sentimenti perfetti nel momento perfetto che sfocia nella storia perfetta e più tardi al film mentale perfetto. Questa è la favola che ci raccontiamo in assoluto più contraria rispetto a quello che dice la Scrittura. L’amore non sempre ci fa stare bene. Non sempre è contraccambiato. E certamente non viene sempre restituito nella maniera in cui lo diamo. L’atto finale della Croce era la morte di Gesù, e questa è avvenuta sia per coloro che comunque non lo amavano, sia per chi si prendeva cura di Lui e credeva in Lui. Invece, Cristo era appeso ad un palo di esecuzione romano mentre la gente lo derideva, gli sputava addosso, lo picchiava e dimostrava di non credere in Lui. Nel suo ultimo respiro, il Figlio di Dio gridò invocando il perdono per coloro che non lo amavano. Gli atti d’amore non pretendono di essere corrisposti. Gli atti d’amore sono fatti per sincero interesse per gli altri, e si discostano da ogni aspettativa che venga contraccambiati. Per andare oltre, la croce era un atto di autentico amore perché esisteva la certezza che non avrebbe mai potuto essere ricambiato. In Luca 6:32 vediamo che non è niente di speciale amare quelli che ti amano. Questo è facile e non richiede nessuno sforzo. In questo siamo facilmente coinvolti, no? E’ bello essere amati. E quando gli altri ci amano, rende facile per noi contraccambiarli. Ma quando gli altri non lo fanno, ci difendiamo allontanandoli dalle nostre vite. Ci allontaniamo. Li dimentichiamo.

Ma sul calvario, Cristo ci chiama in un modo più elevato. Ci dice, che attraverso la sua morte, è venuto ad amare e a prendersi cura di coloro che non lo avrebbero compreso, creduto o amato. Per noi, questo è ciò che reputiamo essere il vero amore. Dio ci chiama ad amare quelli che non sempre comprenderanno la nostra missione o che non si cureranno di quello che stiamo facendo. Le persone possono essere maleducate. Le persone potranno essere insensibili. Le persone ci derideranno. La gente dirà di noi bugie. Ma Cristo, con le braccia tese, dice di continuare ad amare. Continuare a perseguire il nostro scopo. Continuare a combattere anche quando le persone non ci rispondono come vorremmo. Quando lo facciamo, portiamo l’incrollabile affetto che si riversa dalla croce. E in questo esprimiamo il vero amore.

L’amore accoglie i nemici come famiglia
Amare quelli che non ci contraccambiano è già abbastanza difficile. Ma amare quelli che esprimono sincera antipatia e odio verso di noi è proprio uno sforzo impensabile. Conosciamo quelle occhiate dall’altra parte della stanza. Leggiamo i commenti su Facebook, Twitter e Instagram. In una cultura così profondamente divisa su questioni comunque delicate, capiamo bene la difficoltà. Il disprezzo a volte è palpabile. Tuttavia, quando alziamo lo sguardo, possiamo osservare nell’atto finale della redenzione che Cristo ha donato se stesso non solo per coloro che non lo hanno ricambiato, ma anche per quelli che erano suoi nemici. Cristo è venuto per sconfiggere il peccato e offrire soccorso ai peccatori, non agli amici. Tutti quelli che sono vivi ora, tutti quelli che hanno vissuto e tutti quelli che vivranno hanno bisogno di essere mondati attraverso il salvataggio che Gesù ha compiuto. Paolo ce lo dice chiaramente in Romani 5. Cristo non è morto per la sua famiglia. E’ morto per i ribelli. E’ morto per gli empi. Questo sei tu. Sono io.
Pensa alle persone nella tua vita. Se sei onesto, le persone per le quali prenderesti una pallottola e quindi, per le quali daresti la vita probabilmente sono parte della tua famiglia, o almeno di quelle che consideri la tua famiglia. E’ perché la famiglia è speciale. I legami che abbiamo con le persone che consideriamo familiari sono profondi ed intimi. E’ un atto nobile da fare. E’ sacrificio. E’ altruismo.

Ma Gesù, il Figlio di Dio, si è svelato quando ci siamo diretti verso la distruzione e la morte, e ha preso addosso a sé ciò che ci eravamo fatti. E noi eravamo i suoi nemici. Eravamo in attiva ribellione contro di lui. Eppure ci ha trattato come la sua famiglia. Cosicché in cambio, uno scambio incredibile, potremmo davvero diventare la sua famiglia. Gesù ha fatto molto di più che parlare di salvare i peccatori e dare loro speranza. In realtà ha agito e lo ha fatto attraverso la sua morte e la sua resurrezione. Lascia che sia l’opera di Gesù e non l’opera del mondo che ti dia chiarezza e sicurezza su ciò che rappresenta veramente l’amore. Che l’atto salvifico di Cristo, pieno di pura grazia e di abbondante misericordia, ci autorizzi ad amare i nostri sposi, amici, vicini, figli, colleghi di lavoro, ma, anche quelli che non la pensano come noi, allo stesso modo in cui è sceso e ci ha amato tutti. Lascia che il lavoro della croce sia una manifestazione tangibile, una fragranza dolce, per coloro che ci circondano e che lo percepiscano dal modo in cui amiamo.

Jonathan Edwards

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