La reazione di alcune persone atee alla recente, ma notevole conferma empirica di alcuni scienziati dell’Organizzazione Europea per la ricerca nucleare (CERN) dell’esistenza del bosone di Higgs (la cosiddetta “particella di Dio”) è quantomeno sconcertante. Il fatto che persone, che non sono scienziati, lo prenderebbero come una diffamazione nei confronti di Dio o comunque come un’altra vittoria, nella guerra, sempre accesa tra scienza e religione può essere cancellato dalla quasi totale mancanza di insegnamento scientifico nel nostro paese, cosa spesso segnalata come criticità dagli stessi scienziati professionisti. Ma gli scienziati stessi non dovrebbero permettersi di andare in televisione rilasciando dichiarazioni che portano ad effetti simili, per questo sorge spontanea la convinzione che il problema non sia l’ignoranza, ma che la colpa sia di queste dichiarazioni eccessive.

Senza voler “rovinare la festa”, devo dire che l’impressionante scoperta del Cern di Ginevra della rilevazione della particella del bosone di Higgs non ha nessun riferimento teologico diretto, per quanto mi sia data la possibilità di capire. Il bosone di Higgs è la particella finale ipotizzata dal modello standard della fisica delle particelle che deve esser dimostrata empiricamente. Il modello standard ipotizza diverse particelle subatomiche fondamentali come i quark, gli elettroni, i fotoni e similari per spiegare tre delle forze ritenute fondamentali in natura, ossia le forze forti, deboli ed elettromagnetiche. La quarta forza fondamentale, la gravità, viene lasciata fuori dal modello standard. Una delle particelle ipotizzate nel modello standard è un tipo di particella, chiamata bosone, che è responsabile di un campo che riguarda lo spazio determinando la massa di altre particelle che si muovono in esso. Come risultato del movimento in questo spazio, facciamo l’esempio dell’elettrone, ha una massa piccola, mentre il fotone ha una massa pari a zero. La particella responsabile dell’equilibrio consentito dalla loro massa è stata chiamata bosone di Higgs, da Peter Higgs, il primo fisico che ne ipotizzò l’esistenza, e il campo che chiude lo spazio corrispondente, campo di Higgs.

Poiché il bosone di Higgs ha una vita molto corta e richiede un’enorme quantità di energia per ricrearsi, c’è voluto tempo, sforzi e denaro considerevoli per dimostrare empiricamente che la teoria ipotizzata del modello standard dell’esistenza di questa particella fosse corretto. È stato uno di quegli incredibili risultati in cui un fisico ipotizza e gli scienziati sperimentali dimostrano la tesi iniziale.

Le prove dell’esistenza del bosone di Higgs quindi sono state solo la conferma a quanto gli scienziati già supponevano fosse vero. Va a confermare che il modello standard della fisica delle particelle, il modello su cui si basano la maggior parte dei fisici, è effettivamente corretto, proprio come gli scienziati credevano e si aspettassero che fosse. Pertanto, questa scoperta non è una rivoluzione scientifica ne richiede una nuova teoria per verificarla. È solo l’ultimo pezzo del puzzle già assemblato che ha permesso di ottenere la conferma empirica a quanto ipotizzato.

La conferma empirica del bosone di Higgs e, conseguentemente, del modello standard della fisica delle particelle non stravolge quindi nulla sia scientificamente che teologicamente. In particolare, non cambia nulla rispetto agli argomenti riguardanti il cosmo avvenuti alla formazione dell’universo o agli argomenti teologici relativi alla creazione dello stesso, poiché tali argomenti hanno già dato per assodato, in partenza, che il presupposto del modello standard della fisica delle particelle fosse corretto (almeno per quanto possiamo vedere! Abbiamo ancora bisogno di una teoria unificata per spiegare come funzionasse la fisica dell’universo prima dell’emergere delle forze forti, deboli ed elettromagnetiche come forze separate. distinte. E prima di questo abbiamo bisogno di una teoria quantistica della gravità o altrimenti detto la Teoria del Tutto da Stephen Hawkings che incorpori la forza gravitazionale. Non abbiamo ancora dimostrato nessuna di queste teorie). Tutto ciò che si ricercava era la conferma empirica del modello standard rispetto al bosone di Higgs. Ora sembra che ne siamo venuti empiricamente in possesso. Molto bene! Ma niente è cambiato.

È triste che alcuni fisici professionisti abbiano cercato di ricavare teorie anti-telogiche da questa importante scoperta scientifica. Prendiamo come esempio, il seguente scambio tra un intervistatore della CNN e il fisico Michio Kaku:
CNN: Questa non è solo scienza. Questo può essere la via attraverso la quale la scienza può confutare la religione, perchè hai affermato che rabbrividisci quando sento il nome “Particella di Dio”. Stiamo andando verso questa direzione…?
Michio Kaku: Molto di più! Dobbiamo renderci conto che la scoperta del bosone di Higgs ci porta a riavvolgere la cassetta e ad arrivare a prima del big bang; possiamo arrivare a parlare dell’Universo ancora prima che questo fosse presente come idea. Immaginando il nostro universo come una bolla di sapone in espansione, possiamo arrivare ad ipotizzare che là fuori ci siano anche altri universi in espansione.
Non ho la minima idea di quello che il fisico Michio Kaku stesse pensando nel momento in cui afferma che questa scoperta empirica smentisca la religione. Come si possa pensare che la conferma del modello standard della fisica delle particelle smentisca la religione è un fatto inquietante. Ma sconcertante è anche la sua affermazione che il bosone di Higgs, ci riporti indietro nel tempo “al momento della creazione”. Il modello standard delle particelle è una teoria fisica che si applica nell’universo solo ed esclusivamente a temperature relativamente basse. Quando si riavvolge il nastro, come dice Kaku, l’universo diventa sempre più denso e arriva a delle temperature talmente alte che il modello standard delle particelle non più applicabile. L’universo diventa troppo denso e troppo caldo perchè le forze previste nel modello possano esistere separatamente, quindi si uniscono creando un’unica forza per la quale non abbiamo ancora nessuna teoria. Questa è chiamata Grand Unifield Theory – Teoria della Grande Unificazione (o GUT) – che i fisici stanno attualmente cercando. L’era GUT precederebbe il momento in cui si inizia ad applicare il modello standard fisico delle particelle.

Un GUT, comunque, non sarebbe ancora la teoria finale in quanto più ci avviciniamo all’origine dell’universo, e più la temperatura e la densità continuano a salire, fino al punto in cui anche la forza di gravità non può esistere come forza separata. Prima del cosiddetto tempo di Plank, ossia 10 elevato a -43 dalla formazione dell’universo, c’è bisogno di una nuova legge di gravità o della Teoria del Tutto (TOE), che unisce le tre forze considerate fondamentale in natura in un’unica grande forza trasportata da una singola particella. Non è stata ancora scoperta una TOE per descrivere questo periodo di gravità quantistica.

Per invertire la rotta e andare avanti nel tempo, quindi, dobbiamo sapere che quello che viene prima è l’era di Planck descritta da una TOE, ossia una teoria quantistica della gravità. Quindi quando l’universo inizia ad espandersi e si raffredda, viene spezzato quello stato simmetrico e la gravità si separa come forza a sé stante. Questa è chiamata l’era GUT. Ossia, mentre l’universo continua ad espandersi e di conseguenza le temperature diminuiscono, la simmetria viene nuovamente spezzata e le tre forze, debole, forte ed elettromagnetica diventano tre entità distinte. Arriviamo in questo modo all’era del modello standard, quello in cui attualmente viviamo.

Il modello standard delle particelle è solo un passo per comprendere il modello fisico dell’universo primordiale. Sono, giustamente, rimasto basito quando ho sentito il Prof. Kaku dichiarare che il bosone di Higgs ci porta all’esatto momento della creazione. Quando poi continua a ribadire che siamo a prima del big bang, addirittura specula e detta modelli che non hanno niente a che fare con la scoperta del CERN che vogliamo, giustamente, festeggiare. Parlando del nostro universo come se fosse in una bolla all’interno di un universo ben più ampio, ha, poi, cambiato addirittura argomento parlando di modelli inflazionistici eterni dell’universo, secondo i quali esiste un universo madre, dentro il quali si sviluppano tanti universi piccoli come delle bolle, che anch’essi si espandono. Quindi, il nostro universo altro non è che una bolla all’interno di questo universo madre in espansione.

Come il Prof. Kaku certamente sa, nel 2003 tre cosmologi – Arvind Borde, Alan Guth e Alexander Vilenkin – hanno dimostrato un teorema che mostra come gli universi inflazionistici non possono andare oltre l’eterno. Il teorema di Borde-Guth-Vilenkin si applica non solo al nostro universo bolla ma anche al ben più ampio universo madre in continua espansione. Dimostra che questo più ampio universo madre non può espandersi oltre l’eterno ma deve avere un inizio. E, significativamente, lo fa in maniera indipendente da qualsiasi GUT o TOE che possano risultare corretti. Quindi i modelli inflazionistici dell’universo non escludono un inizio assoluto dello stesso che è postulato dal modello standard nella cosmologia del big bang. In un articolo pubblicato nell’aprile di quest’anno dal titolo “L’universo ha avuto un inizio?” Vilenkin e Mithani hanno dimostrato che non solo i modelli inflazionistici ma anche i modelli ciclici e altri modelli statici dell’universo non possono essere sempre esistiti. passato. Hanno concluso: “Per quanto ne sappiamo, al momento non ci sono prove che forniscono un modello soddisfacente per un universo senza un inizio”. Pertanto, le speculazioni sulla cosmologia pre-big bang non servono ad evitare che ci sia stata una creazione che caratterizza il modello standard di big bang. Al massimo, arretrano solo l’inizio di tutto. Il Prof. Kaku, quindi, spinge deliberatamente il suo pubblico in un errore.

Quindi la conferma dell’esistenza del bosone di Higgs dimostra, al massimo, di avere implicazioni teologiche in maniera indiretta. Ad esempio, rafforza ciò che il fisico Eugene Wigner definì notoriamente “L’irragionevole efficacia della matematica”. Come mai un fisico teorico come Peter Higgs si è potuto sedere alla scrivania e sulla base di alcune equazioni matematiche ha potuto prevedere l’esistenza di una particella e un campo che quasi mezzo secolo dopo i fisici sperimentali cercano di ipotizzarlo e lo scoprono? Perché la matematica è il linguaggio con cui parla la natura? Rispondere a queste domande sembra essere molto più facile per i teisti che per i naturalisti. I teisti sostengono, infatti, che esiste un essere personale, trascendente (Dio), che è sia il Creatore che il Progettista dell’universo. I naturalisti, al contrario, sostengono che tutto ciò che esiste concretamente è lo spazio-tempo e il suo contenuto fisico. Il teista gode di un notevole vantaggio rispetto al naturalista per spiegare l’incredibile successo della matematica. Perché il teista ha una risposta pronta dell’applicabilità della matematica al mondo fisico: Dio l’ha creata secondo un modello che aveva in mente. Il mondo mostra la struttura matematica che ha perché Dio ha scelto di crearla secondo il modello astratto pensato nella sua mente.

Al contrario, il naturalista non ha alcuna spiegazione logica del perché il mondo fisico abbia una struttura matematica così complessa e così precisa. Il teista ha quindi le risorse esplicative per fornire spiegazioni della struttura matematica del mondo fisico e, quindi, dell’efficacia altrimenti inspiegabile della matematica, risorse che mancano, di fatto, al naturalista. La conferma sperimentale della predizione teorica del bosone di Higgs è proprio il genere di cosa di cui Wigner stava parlando rispondendo al potere esplicativo del teismo in contrasto con il naturalismo.

L’impressione contraria, evidentemente condivisa da alcuni laici, che la scoperta del bosone di Higgs abbia implicazioni teologiche dannose è senza dubbio dovuta in parte alla denominazione “la particella di Dio” data al bosone di Higgs da Leon Lederman nel suo libro La particella di Dio del 1993. Alcune persone pensano che il bosone di Higgs in qualche modo prenda il posto di Dio nel processo creativo. Il cosiddetto “Dio delle lacune” dovrebbe essere stato ulteriormente umiliato da questa scoperta. Questa idea, tuttavia, è sciocca. Non conosco nessuno che abbia postulato Dio al posto del bosone di Higgs come responsabile di impartire immediatamente e soprannaturalmente massa alle altre particelle del modello standard! Non c’è uno spazio da colmare, tranne che nelle menti degli atei teologicamente ingenui. Mettendo da parte il suo evidente valore pubblicitario, la ragione per cui Lederman ha scelto la denominazione “la particella di Dio” per il bosone di Higgs è duplice: (1) come Dio, la particella è alla base di ogni oggetto fisico esistente; e (2) come Dio, la particella è molto difficile da rilevare. Personalmente mi piace la terminologia di Lederman perché mette in evidenza e illustra due aspetti teologicamente importanti dell’esistenza di Dio: primo, la sua conservazione del mondo esistente; e in secondo luogo, l’essere invisibile di Dio.
Per quanto riguarda il primo punto, secondo la teologia cristiana, Dio non solo è il creatore dell’universo esistente, ma lo sostiene in ogni momento. Se dovesse ritirare il suo potere di sostegno, l’universo verrebbe immediatamente annientato. Allo stesso modo, a livello fisico, senza il bosone di Higgs non esisterebbe la massa e l’universo sarebbe privo di oggetti fisici. Il bosone di Higgs fornisce quindi una bella analogia illustrativa per dimostrare come Dio conserva e rispetta il mondo. Non si deve temere che, fornendo massa alle particelle fondamentali e quindi ad ogni oggetto composto da tali particelle, il bosone di Higgs in qualche modo soppianti Dio nel conservare l’universo nell’esistere. Il bosone di Higgs è anch’esso una particella contingente, che quasi decade non appena si forma, in modo che non esista necessariamente; e il bosone di Higgs e il campo di Higgs stessi sono i prodotti del big bang e quindi non necessari e non eterni. Dio è la base dell’essere per tutto ciò che esiste, fisico e non fisico, incluso lo stesso bosone di Higgs. Per quanto riguarda il secondo punto, parte integrante dell’esistenza del male è che Dio è nascosto. Non solo non è rilevabile dai cinque sensi, non essendo una presenza fisica, ma a volte sembra fastidiosamente assente quando ne abbiamo più bisogno. Ma ciò che ci insegna il bosone di Higgs è che l’invisibilità fisica non è una prova di inesistenza. Qualcosa può essere oggettivamente lì e reale, anche essere presente in modo dilagante pur non avendo prove consistenti della sua presenza.

Solo il fatto che potresti non percepire la mano di Dio all’opera nel momento in cui soffri, ciò non implica che Dio non sia presente e attivo nella situazione in cui ti trovi a tua insaputa. Il bosone di Higgs è un bel promemoria della caratteristica dell’esistenza di Dio. È un peccato che gli atei che dimostrano scarsa comprensione o della scienza o della teologia dovrebbero fare festa per una vittoria illusoria nella loro campagna contro la religione e perdere ciò quello che è veramente celebrativo in questo trionfo della ragione e della scoperta umana.  Continua a leggere il resto dell’articolo

William Lane Craig Dottorato di ricerca, Dottore in Teologia. È professore di ricerca di filosofia presso la Talbot School of Theology e autore o editore di numerosi libri, tra cui Philosophical Foundations for a Christian Worldview (IVP Academic, 2003).