No, non può. Può solo essere sciocca, naïve, irrazionale. D’altronde, se fosse razionale ed intelligente non sarebbe fede. Per definizione.

Questa conclusione è stata espressa da un numero crescente di scettiche voci in tutto il mondo. Nelle nostre frammentarie e polarizzate società, i confini si delineano netti, ancor più netti se si parla di fede. Qui in Italia, nella quale coesistono un diffuso secolarismo e la religione istituzionale, alle volte in maniera sincronizzata altre volte in un paradosso, essendo entrambe timorose una dell’altra, capita spesso di sentire questa linea di pensiero. Ad esempio, un ateo con il quale ho dibattuto recentemente in un’università, durante il dibattito ha affermato: “Quando credo non funziono in maniera razionale, con delle argomentazioni”.

Questa concezione di tutta la fede come non pensante, come fede cieca non è un fenomeno locale. “Io sono contro la religione perché essa ci insegna ad essere soddisfatti senza capire il mondo” disse Richard Dawkins, un professore inglese. “Il meme della fede cieca assicura la sua continuità con il semplice espediente inconscio di scoraggiare l’indagine razionale”.

Quindi, la fede pensa? È la fede la persistente e non pensante credenza, contraria all’evidenza? In realtà, la vera fede è l’opposto: una chiara fiducia in ciò che si è mostrato in maniera evidente. È la fiducia che accompagna i pensieri, l’assenso personale di una persona che funziona in maniera pienamente razionale.

Come spiega C. S. Lewis, …un uomo sano accetta o rifiuta qualsiasi affermazione, non perché lo voglia o non lo voglia, ma perché quell’evidenza gli sembra giusta o sbagliata…e se lui pensa che quell’evidenza sia sbagliata ma si costringe a credere a dispetto di essa, ciò sarebbe semplicemente stupido.

Certamente esistono persone, credenti e non, che mettono in contrasto la fede e la ragione, i quali affermano che dobbiamo smettere di pensare per avere fede. Essi possono essere credibili, ma questa non è la concezione Cristiana della fede: fede in Gesù il quale, quando incontra Tommaso, non lo rimprovera per non aver creduto nella risurrezione, ma gli mostra la prova: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato.” Di fronte all’evidenza, Tommaso rispose lucidamente, non come qualcuno non disposto ad andare dove la prova lo conduceva, se si tratta di fede, ma come una persona pienamente pensante: “Mio Signore e mio Dio!”

La complessità è ardua. Quando il dubbio raggiunge il credente è più semplice spazzarlo via e credere ciecamente. Allo stesso modo, quando l’evidenza di Dio si presenta ad un non credente, è più semplice scansarla e credere ciecamente che la fede non possa essere vera.

Ma l’integrità ci chiede di credere in maniera pensante e di pensare apertamente. Se noi consideriamo la fede sciocca a priori, non solo i nostri occhi saranno chiusi alla sua evidenza, ma saremo chiusi anche alla ricerca razionale che speravamo di supportare, e potremmo ritrovarci ad essere coloro i quali sono accecati da un tipo di fede sciocca.

di René Breuel

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