Il riminese Glauco Tonti, classe ’86, ha lasciato la facoltà di Giurisprudenza ed è andato in fabbrica con il padre

Più che stare chino sui libri, a Glauco Tonti, classe ’86, figlio di una numerosa famiglia borghese della provincia di Rimini, piace l’erbetta del campo di Cattolica dove ormai da quindici anni gioca a calcio con la sua squadra. Era quello il suo sogno di bambino, fare il calciatore. Alla fine del liceo Classico però, dopo il test di selezione andato male al Politecnico di Milano (indirizzo Disegno tecnico), decide di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Bologna. «Mi piaceva l’idea di poter fare un giorno il magistrato – spiega lui -, poi c’era mia sorella più grande che aveva scelto lo stesso percorso e che faceva l’avvocato già da un pezzo». Il praticantato, se non altro, era garantito. Ma poi qualcosa è andato storto. «All’inizio ero anche molto ligio al dovere, sveglia la mattina presto, lezioni una dopo l’altra, appuntamenti con i professori».

Il classico percorso di una matricola alle prime armi. Il gruppo di amici poi non mancava e la vita universitaria non era così male. Fino a quando qualcosa è andato storto. «Quando ho cominciato a preparare gli esami, mi sono accorto che le materie non mi piacevano per niente». E così, tra Diritto privato, Economia politica e Filosofia del diritto, Glauco ha maturato l’idea di abbandonare gli studi dopo appena sei mesi dall’avvio delle lezioni. «Mi sono lasciato andare, ho cominciato a far sempre più tardi la sera, a saltare le lezioni del mattino e a non aprire più i libri». Gli unici due esami preparati, Diritto costituzionale e Diritto romano, non hanno dato lo sprint necessario. E da lì è arrivata la consapevolezza. «Ho preso la decisone di andare a lavorare con mio padre e la scelta è stata accettata da tutta la famiglia. Con i tempi che corrono, con gli amici che non trovano lavoro, sono consapevole di essere fortunato. Abbiamo un’azienda che realizza mobili d’ufficio, sono diventato un dipendente a tutti gli effetti e magari un giorno riuscirò a far carriera». E lo studio? «Ormai è acqua passata la mia decisione è stata presa con consapevolezza. Forse avrei potuto rifare il test al Politecnico, ma già dopo il terzo anno del liceo avevo cominciato a studiare solo l’indispensabile. Arrivato all’università ho trovato moltissime difficoltà». Il calcio rimane sempre la sua passione «ma non tutti nascono come Totti» e poi chissà, spiega Glauco «in futuro non mi dispiacerebbe aprire e gestire un locale tutto mio». La stoffa dell’imprenditore l’ha eredita dal papà.

C.D.C.
31 marzo 2009